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Come garantire la biosicurezza di un ambulatorio o di un laboratorio di analisi

Nei laboratori di analisi o negli ambulatori medici è necessario che vi sia una scrupolosa pulizia per garantire l’efficacia dello svolgimento del lavoro e della salute degli operatori che vi lavorano.
Cosa significa biosicurezza e cosa vuol dire garantirne l’efficienza?
La biosicurezza è un insieme di misure che possono essere applicate per prevenire l’introduzione, o limitare la diffusione quando presente, di agenti patogeni, microrganismi che provocano allergie e intossicazioni, tra cui batteri, virus, funghi e parassiti, e infezioni in una popolazione non infetta.
L’obiettivo principale della biosicurezza è ridurre il rischio di trasmissione di malattie da persone infette da organismi infettivi ad altre persone attraverso le vie respiratorie, tramite alimentari, o attraverso il contatto diretto con suolo, acqua e vegetazione contaminati.
La biosicurezza è definita come “la gestione e l’applicazione sistematica di metodi, pratiche e procedure per prevenire la trasmissione di malattie da parte di prodotti biologici in commercio”.
Secondo l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, gli agenti patogeni sono classificati in quattro gruppi di rischio. Per identificare le misure di protezione si usano i livelli di biosicurezza.
Continua a leggere per conoscere quali sono le tipologie di agenti patogeni e come si differenziano i livelli di biosicurezza.

I gruppi di rischio

In base al rischio di infezione e alla tipologia di trasmissione che può essere individuale o collettiva, gli agenti patogeni si suddividono in quattro gruppi di rischio.
Vengono classificati in base a quattro fattori:

  • Infettività, ovvero la capacità di penetrare e colonizzare un certo batterio.
  • Patogenicità, la capacità di indurre alla malattia dopo aver penetrato un organismo.
  • Trasmissione e spettro d’ospite, la probabilità che l’agente biologico possa essere trasmesso agli individui attraverso il sangue oppure altri vettori.
  • Neutralizzabilità, per questi agenti sono disponibili delle misure preventive come vaccini, pratiche per igienizzare acqua e cibi oppure dopo l’infezione c’è la possibilità di assumere antibiotici in grado di eliminare l’infezione.

In base a questa classificazione, i gruppi di rischio sono suddivisi in:

  • Gruppo di rischio 1: nessun rischio o basso rischio individuale e collettivo. Di questa categoria fanno parte i batteri che causano infezioni non gravi come il batterio Escherichia Coli, che provoca cistiti e prostatiti.
  • Gruppo di rischio 2: moderato rischio individuale, basso rischio collettivo.
    In questo caso la diffusione è limitata, ma potenzialmente può causare malattie come HIV e il virus del morbillo.
  • Gruppo di rischio 3: elevato rischio individuale, basso rischio collettivo. In questo gruppo fanno parte tutti quei virus oppure batteri che causano gravi malattie nella singola persona e che possono moderatamente diffondersi all’interno della comunità. Per questi patogeni ci sono delle misure preventive, come ad esempio i vaccini, oppure della terapia farmacologica in grado di limitare la diffusione. Si tratta in genere di una terapia ad azione antivirale, detta DAA, che genera ottimi risultati nella gran parte dei pazienti. Gli esempi più comuni sono l’epatite B e il COVID-19.
  • Gruppo di rischio 4: elevato rischio per il singolo e per l’intera collettività.
    In questa categoria ci sono tutti i virus e batteri per cui non esistono cure preventive e terapeutiche. Possono essere trasmessi sia ad uomini che animali, per via aerea o ematica. L’esempio più comune è l’ebola.

I rischi che i biologi possono contrarre in laboratorio sono da inalazione, da ingestione, di esposizione percutanea, da manipolazione di sangue.

Il rischio biologico deriva sempre dal campione che giunge al laboratorio, per tale motivo è necessario rispettare le norme di biosicurezza all’interno dei luoghi medici.

I quattro livelli di biosicurezza

I Biosafety levels (BSL), o livelli di sicurezza, sono utilizzati per identificare quali sono le misure di protezione necessarie volte a proteggere gli operatori e l’ambiente esterno da quello che avviene in un laboratorio di analisi.

Come si assegna un livello ad un laboratorio?

I parametri che determinano il livello di BSL sono molti tra cui: la tipologia degli agenti biologici che vengono lavorati, le capacità strutturali e di contenimento e di tutte le procedure che vengono applicate.

Per ottenere un ambiente medico che rispecchia le misure di protezione si sottopone a una valutazione del rischio microbiologico, in cui vengono analizzati i fattori intrinseci ed estrinseci dei microrganismi.

Tali fattori determinano i livelli di biosicurezza che si dividono in:

  • BSL-1
  • BSL-2
  • BSL-3
  • BSL-4

Livello di Biosicurezza 1 – BSL-1

Questo livello riguarda tutti i laboratori in cui vi è un minimo rischio biologico. Per tale motivo le regole che ogni laboratorio e ambulatorio di questo tipo devono applicare per proteggersi sono standard, tra cui vi è il divieto di fumare o di mangiare e tenere il registro degli incidenti.

In questo laboratorio gli operatori sono obbligati ad utilizzare guanti, divisa, camice e occhiali protettivi.

Inoltre, dal punto di vista strutturale sono richiesti i pavimenti antiscivolo, superfici di lavoro impermeabili e resistenti agli agenti chimici, tanto da resistere a contatto con gli agenti chimici disinfettanti in ogni stanza devono essere presenti dei lavandini con acqua corrente, necessari per il primo soccorso.

Livello di Biosicurezza 2 – BSL-2

I livelli di biosicurezza 2 sono presenti all’interno di laboratori che manipolano agenti biologici che possono causare delle malattie nei singoli soggetti.

Queste strutture sono soggette a delle regole, più restrittive rispetto a quelle prima citate, in quanto devono essere provviste di cappe biologiche, usate per lavorare agenti ad alto rischio, stazioni specifiche per il lavaggio di occhiali nel caso di contatto e tutti gli operatori devono avere la possibilità di accedere alle apparecchiature volte al alla decontaminazione. Al di fuori delle aree di lavoro è necessario apporre il segnale di rischio biologico.

Anche i rifiuti subiscono un iter, in quanto devono essere smaltiti attraverso delle misure protettive controllate.

Infine, è sempre necessario indossare mascherina e occhiali protettivi.

Livello di Biosicurezza 3 – BSL-3

Il livello di biosicurezza 3 è molto simile ai livello BSL-2, entrambi i laboratori si caratterizzano per gli agenti biologici trattati che possono causare delle gravi malattie nell’uomo, tra queste vi è il COVID-19.

In questo caso si aggiungono altre misure protettive. Le norme che riguardano gli operatori regolano l’uso del camice chirurgico monouso, le tute da laboratorio e la protezione respiratoria. I Dispositivi di Protezione Individuale, DPI, devono essere decontaminati prima di lasciare il laboratorio.

Dal punto di vista strutturale, la prassi riguarda la doppia porta d’ingresso, il condizionamento separato, un sistema aerazione specifico e la sterilizzazione degli indumenti e strumenti di lavoro.

Livello di Biosicurezza 4 – Laboratorio di massimo contenimento

I laboratori di massimo contenimento sono di sicuro il livello più alto e più restrittivo in materia di biosicurezza.
Il motivo? Non esistono cure di prevenzione e terapie efficaci al tal punto di curare malattie potenzialmente letali per l’uomo.
Il livello BSL- 4 si caratterizza per la presenza di operatori altamente professionali e obbligati a effettuare corsi di formazione cadenzali. Inoltre, per la manipolazione di un agente biologico del GR4, è necessaria un’autorizzazione da parte del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, su parere dell’Istituto Superiore di Sanità.
In questo laboratorio vige la regola delle due persone, ovvero nessun operatore può in alcun caso lavorare da solo.
Tutti devono indossare tute a pressione e l’ingresso nelle aree pericolose deve essere esclusivamente controllato.

Per quanto concerne la normativa a livello di struttura, sono necessarie le cappe di sicurezza dove poter contaminare qualunque cosa entra o esca dall’ambulatorio, spoiatoi in entrata e in uscita e uno scarico di alimentazione elettrica di emergenza.

I virus trattati in queste strutture sono l’ebola o il vaiolo.

Al mondo esistono 54 laboratori di livello di biosicurezza 4.

Buone pratiche da seguire nel laboratorio di analisi

Oltre alle norme appena descritte e regolarizzate dal Ministero del Lavoro, esistono delle buone pratiche da seguire quando si lavora all’interno dei laboratori di analisi o ambulatori.

Tutti gli operatori, ricercatori, chimici e biologi devono sterilizzare gli oggetti che entrano ed escono dagli ambienti medici.

È opportuno avere un luogo di lavoro pulito e organizzato per l’uso corretto di attrezzature, materiali di consumo e sostanze chimiche – evitare il riutilizzo di qualsiasi materiale. Condurre tutti gli esperimenti in un laboratorio adeguatamente ventilato, illuminato e con spazio sufficiente per i campioni di lavoro.

Secondo le buone norme personali, l’uso dei guanti, non dovrebbe limitarsi solo in alcune aree, allo stesso modo, la protezione della pelle e degli occhi con occhiali di sicurezza e maschere è necessaria in caso di esposizione a polveri o fumi derivanti da determinate sostanze.

Queste sono considerazioni importanti per la sicurezza e sono una delle condizioni per rispettare le norme e le procedure di sicurezza di biosicurezza.